Troppo deboli, troppo emotive e poco competitive: in tema di donne sportive e stereotipi sono queste le tre caratteristiche spesso attribuite al “gentil sesso”. Anche se da qualche decennio, precisamente tra gli anni Settanta e Ottanta del secolo scorso, le donne hanno cominciato a ritagliarsi un ruolo importante in discipline sportive prima a loro “estranee”, praticate praticamente in esclusiva dagli uomini, proseguendo sul lungo percorso di emancipazione femminile nello sport.

E oggi? Qual è la situazione delle donne nello sport e quanta strada c’è ancora da percorrere?

Quando parliamo di sport al femminile nella società moderna, la chiave di volta è rappresentata dagli avvenimenti del XVII secolo. Rudolf Oberman, grande sostenitore del valore pedagogico dello sport, per primo, si è interessato alla totalità della popolazione, indipendentemente dalla classe sociale o dal sesso. Nel 1844 ha fondato la Società Ginnastica di Torino, con l’obiettivo di inserire la ginnastica nel sistema educativo.

Nel Novecento le cose sono sicuramente cambiate: alcune donne riuscirono infatti a partecipare in maniera non ufficiale a gare di tennis, croquet, golf e vela alle Olimpiadi di Parigi, mentre nel 1921 si tennero a Montecarlo i primi Mondiali Femminili.

Nel 1928, alle Olimpiadi di Amsterdam, le donne furono ammesse alle gare di atletica. Nel 1936, a Berlino, si istituirono competizioni femminili negli ambiti principali. Incredibilmente, solo le Olimpiadi di Londra del 2012 hanno visto la partecipazione delle atlete in tutte le discipline, anche nel pugilato femminile.

Le difficoltà incontrate nel cammino di emancipazione femminile nello sport sono state comunque molte.

Tra gli anni Settanta e Ottanta si sono diffuse in Occidente discipline come l’aerobica e il fitness grazie ai movimenti femministi che, tra le altre cose, determinarono una svolta nella considerazione del corpo femminile.

Questi sono gli anni in cui Sara Simeoni si distinse come altista, detenendo il primato, lungo ben 36 anni dal 1971 al 2007, di 2,01 metri nel salto in alto. Era il 1980 quando vinse le Olimpiadi di Mosca.

Martina Navratilova, tennista ceca naturalizzata statunitense, è ancora oggi considerata una delle migliori tenniste di tutti i tempi. Inserita nella International Tennis Hall of Fame nel 2000, detiene record assoluti, sia a livello femminile sia maschile. Ha vinto ben 59 prove nel Grande Slam ed è l‘unica al mondo ad aver primeggiato in tutte le specialità del torneo: un talento da vera fuoriclasse.

Lo sport oggi è donna, ma la battaglia è ancora lunga.

Nonostante le difficoltà di carriera e le disparità, oggi sono numerosi i nomi femminili tra le eccellenze dello sport:

– Federica Pellegrini, la più giovane atleta italiana di sempre a salire su un podio olimpico individuale.
– ⁠Tania Cagnotto, mamma e tuffatrice italiana più forte di sempre.
– ⁠Giulia Martinengo Marquet unica amazzone italiana ad oggi a vincere due medaglie d’oro ai campionati nazionali.
– ⁠Vanessa Ferrari, campionessa del mondo di ginnastica artistica e atleta olimpionica.
– ⁠Valentina Vezzali, l’atleta italiana che ha conquistato più medaglie d’oro in assoluto. Schermitrice di fioretto.
– ⁠Federica Brignone, figlia d’arte è specialista dello slalom gigante.
– ⁠Francesca Piccinini, è una delle pallavoliste italiane più famose.
– ⁠Flavia Pennetta, moglie, mamma e tennista.
– ⁠Carolina Kostner, pattinatrice artistica su ghiaccio e campionessa olimpica, mondiale, europea e italiana.
– ⁠Jessica Rossi è campionessa di tiro a volo.
– ⁠Veronica Bertolini, campionessa italiana di ginnastica ritmica.

Per alcune religioni devono essere rispettate regole morali ed etiche. Nella cultura islamica più conservatrice e integralista alcuni comportamenti sportivi sono sconsigliati e malvisti, come ad esempio quello di mostrare il corpo in maniera eccessiva, il farsi riprendere in televisione e l’esibirsi davanti a un pubblico prettamente maschile. Fortunatamente sempre più Paesi islamici hanno aperto le frontiere allo sport agonistico femminile.

Arriverà il giorno in cui riusciremo ad abbattere il muro dei preconcetti. Quel giorno sarà importante perché tutta la società dimostrerà di aver capito, una volta per tutte, quanto le differenze di genere siano un limite enorme e quando, invece, la condivisione d’intenti e la sana competizione siano un valore assoluto e di grande ispirazione.

Un grande esempio nel mondo equestre per le nostre giovani amazzoni è Giulia Martinengo Marquet.
Nata e cresciuta in scuderia, monta da quando ha imparato a camminare. Giulia ha subito capito che la sua passione per l’equitazione era troppo forte perché rimanesse solo un hobby, così l’ha fatta diventare non solo la sua professione, ma tutta la sua vita.

Amazzone scelta dell’aeronautica militare, con il marito Stefano Cesaretto fonda la SGH stables. Giulia è molto consapevole di quanto sia importante il team: “Quando si ottiene un buon risultato, questo non è dipeso solo dal cavaliere ma dal team intero: groom, istruttore, maniscalco, veterinario, sponsor e chi più ne ha più ne metta!” ed è questa consapevolezza una delle cose che l’hanno resa l’unica amazzone italiana ad oggi a vincere due medaglie d’oro ai campionati nazionali.
“Un cavaliere forte è sempre espressione di un team ancora più forte.”